Asstra: "La ricerca dimostra i benefici che la società, l'ambiente e l'economia italiana possono trarre dallo sviluppo del tpl"

Napoli. "Cui prodest" i benefici del tpl: la ricerca ASSTRA-HERMES presentata stamani al MobiliyTech

Napoli. "Cui prodest" i benefici del tpl: la ricerca ASSTRA-HERMES presentata stamani al MobiliyTech

La mobilità malata delle nostre città alla quale contrapporre l'antidoto del tpl: lo studio dimostra il volume del risparmio economico, sociale ed ambientale realizzabile se solo si trasferisse anche una piccola quota degli spostamenti dall’automobile ai mezzi pubblici

Oltre 8 spostamenti su 10 avvengono in Italia con un mezzo motorizzato. Inquinamento, incidenti stradali, traffico cittadino fuori controllo, costi sociali ed economici pesantissimi causati da una mobilità incentrata quasi esclusivamente sul trasporto privato (oltre L'87% degli spostamenti motorizzati riguarda automobili, moto e motorini).
Una mobilità malata quella delle nostre città che potrebbe essere curata con dosi rinforzate di trasporto pubblico, come spiega la ricerca ASSTRA-HERMES presentata stamani in esclusiva a Napoli, presso la sala Elettra, in occasione del Mobilitytech.

Davvero elevato il volume di risparmio economico, sociale ed ambientale realizzabile se solo si trasferisse anche una piccola quota degli spostamenti dall’automobile ai mezzi pubblici. Lo studio calcola che basterebbe rosicchiare una quota di mercato dell’ 1% alla vettura privata a favore del trasporto pubblico per togliere dalle strade 98.630 veicoli al giorno, in questo caso ben 63.600 litri di carburante al giorno verrebbero risparmiati con un incredibile recupero di spazio per vivere meglio lacittà.

In fatto di inquinamento lo studio disegna il quadro desolante dello stato dell’aria nelle principali città, da cui emerge la pesante responsabilità dei trasporti stradali come fonte preponderante di inquinamento atmosferico in ambito urbano. Al trasporto su strada va imputato il 55% delle emissioni totali di monossido di carbonio, il 45% circa di quelle degli ossidi di azoto e poco meno del 30% delle polveri sottili (PM10) e dei composti organici volatili non metanici (NMVOC).

Il peso del trasporto pubblico sul totale degli inquinanti immessi nell’atmosfera corrisponde ad una parte minima, emerge dal rapporto.
Solo il 2% delle emissioni di polveri sottili presenti nell’aria é infatti attribuibile ai mezzi pubblici, contro il 50% derivante dalla circolazione dei mezzi privati, addirittura minore é l’impatto dei trasporti pubblici sulle emissioni di CO2 (solo l’1%) contro l’85% provocato dalle auto.

Oltre ai danni alla salute delle persone questa situazione fa dell’Italia l’ultima della classe per mancato rispetto dei limiti imposti dall’ Unione Europea e dal protocollo di Kyoto. Nel 2007:
– il 57% dei capoluoghi di provincia italiani non ha rispettato i limiti di legge previsti per gli ossidi di azoto (NOx);
– il 40% ha superato il valore medio annuo imposto per le polveri sottili;
– il 46% non è rientrato nei 25 giorni di superamento del limite medio giornaliero previsto per l’ozono a partire dal 2010.

In fatto di emissioni e di inquinamento lo studio da risposte anche sulL'incidenza del tpl.
Ad esempio prendendo a campione una famiglia di due persone con una macchina a testa, là dove una delle due rinunciasse all’automobile ci sarebbe un abbattimento delle emissione di CO2 del 30%.

La ricerca mette in luce anche tutta una serie di dati riguardanti la congestione. Il parco veicolare (automobili e motocicli)  in Italia è cresciuto in modo abnorme nell’arco di 20 anni (1985-2007): i motocicli si sono moltiplicati del + 180% e le automobili sono cresciute del 60%. Lo studio evidenzia come e perché il trasporto pubblico può essere un fattore di snodo per affrontare la piaga del traffico. Per trasportare 10.000 passeggeri ci vogliono 2.000 macchine (considerando un fattore di carico pari al 100%), occupando 24.000 mq di spazio, con un consumo di 200 litri di benzina.
Per la stessa quantità di persone trasportate, al trasporto pubblico bastano 100 vetture che occupano 3.400 mq e consumano 50 litri di benzina. Questo determina un circolo virtuoso e benefici a catena: meno veicoli in circolazione e quindi meno inquinamento atmosferico e acustico, più spazio a disposizione e quindi viaggi più brevi e più veloci, maggiori opportunità sociali ed economiche per la collettività e le imprese, meno consumi di carburante con evidenti risparmi per le famiglie e per le imprese.
Tutte considerazioni suffragate da dati di fatto misurabili. Basti pensare che le ore perse nel traffico dagli automobilisti in Italia nel 2003 sono state 587 milioni, con un costo esterno di 6.100 milioni di euro, contro 100 ore perse negli imbottigliamenti dai passeggeri del trasporto pubblico per un costo esterno di 177 milioni di euro.

Di grande interesse i risultati proposti dallo studio quando mostra il calcolo messo a punto negli USA per quantificare la crescita economica determinata dallo sviluppo dei trasporti pubblici.
Dallo studio si evince che per 1 dollaro investito in conto capitale per il trasporto pubblico, la collettività ha un ritorno pari a 3 dollari.
Ed ecco la proiezione economica che emerge dalla ricerca: i profitti totali delle imprese, generati dall’insieme di attività originate dai nuovi investimenti raggiungono 30,3 miliardi di dollari nel primo anno, per un ritorno economico pari a tre volte l’investimento sostenuto. Nel lungo periodo il ritorno sugli investimenti rimane positivo benché in diminuzione. Infatti, in un arco di tempo che va dal 1998 al 2017, nell’ultimo anno considerato 2017, 7,3 miliardi di dollari producono oltre 86.000 posti di lavoro. La produzione industriale, o profitti totali, generati dagli investimenti raggiunge i 12,5 miliardi di dollari per un ritorno di 1,7 volte l’entità dell’investimento.La ricerca considera anche i risparmi che il trasporto collettivo rappresenta per le famiglie. I dati ISTAT riportati mostrano la spesa media mensile effettiva sostenuta nel 2006 dalle famiglie per i trasporti, privati e pubblici: 167 euro per la benzina; 140 euro per gasolio e altri carburanti; 76 euro per garage e simili; 200 euro per pezzi di ricambio e accessori; 241 euro per la manutenzione, contro una spesa per acquistare trasporto pubblico (biglietti e abbonamenti, trasporto urbano, extraurbano, ferroviari) pari a soli 135 euro.Non c'è affatto da meravigliarsi di fronte all’affermazione che il trasporto pubblico è incomparabilmente più sicuro del mezzo privato, anche perché, dati alla mano, la ricerca riporta un  quadro sull’incidentalità nei trasporti che non lascia dubbi al riguardo.

La stragrande maggioranza di vetture utilizzate quale veicolo primario nel totale degli spostamenti porta ad avere un’alta percentuale di incidenti stradali in cui sono coinvolte le automobili. Nel 61% degli incidenti a veicolo isolato e nel 73% degli incidenti tra veicoli infatti è coinvolta un’autovettura. Ma il dato più significativo é il rapporto tra gli effetti della circolazione delle auto in termini di morti e feriti (circa 6000 morti l’anno)  rispetto alle conseguenze degli incidenti in cui sono coinvolti i mezzi pubblici.Manu Mich. – clickmobility.it

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