Alberto Pacher: "È compito della politica definire il quadro d'insieme che, come delineato a livello europeo, punta a fare del Brennero un corridoio verde, promuovendeo progetti di riqualificazione e di green economy, potenziando il traffico su rotaia"
"Bisogna pensare ad una mobilità inserita in un quadro complessivo non solo fra Trentino e Veneto, ma a livello nazionale ed Europeo". Con queste parole il vicepresidente e assessore ai lavori pubblici, ambiente e trasporti, Alberto Pacher, ha aperto ieri una conferenza stampa per illustrare lo scenario futuro della mobilità fra il Trentino e il Veneto. Accanto al vicepresidente della Provincia anche Raffaele De Col, dirigente del Dipartimento Protezione civile e Infrastrutture della Provincia autonoma di Trento. "È compito della politica – ha proseguito Alberto Pacher – definire il quadro d'insieme che oggi, come delineato a livello europeo, punta a fare del Brennero un corridoio verde, da cui promuovere progetti di riqualificazione e di green economy, punta a potenziare il traffico su rotaia, ad individuare lo snodo intermodale principale di questa asse fra nord e sud nello scalo ferroviario di Verona, mentre la realizzazione della Valdastico creerebbe uno sbocco a nord di questo snodo vanificando gli sforzi per trasferire il traffico da gomma a rotaia. Come Trentino vogliamo fare scelte coraggiose, che altri Paesi nel nord Europa hanno già fatto, perché siamo convinti che questo sia l'unico futuro possibile. Per questo abbiamo avviato, da tempo, un percorso di confronto con la regione Veneto che ci porterà a stipulare un protocollo sul tema complessivo della mobilità; sarebbe altrettanto auspicabile potersi confrontare anche con Attilio Schneck nel suo ruolo di presidente della provincia di Vicenza e non solo come presidente della società autostradale Serenissima". Oggi attraverso il corridoio del Brennero transitano 48 milioni di tonnellate merci all'anno, una cifra imponente e ben distante da quella di altri importanti percorsi autostradali. Non a caso, dunque, l'Europa punta sul corridoio Berlino – Palermo come asse principale di collegamento fra il nord e il sud. In questo quadro, una quota importante di traffico dovrà passare su rotaia. Di contro il Veneto sta portando avanti due progetti importanti, che caricheranno di traffico la Valsugana. Ovvero la Pedemontana veneta, fra Treviso e Vicenza, i cui lavori sono già partiti e dovrebbero concludersi nel 2016, e la Valsugana est fra Cismon e Castelfranco, di cui sono in corso le procedure di appalto in finanza di progetto che fanno pensare ad una tratta autostradale a pagamento e la cui realizzazione dovrebbe compiersi entro il 2020. In più ci sono le ipotesi sulla Valdastico: "Non possiamo in nessun modo realizzare una nuova autostrada nella nostra provincia – ha spiegato il vicepresidente Pacher – come peraltro è inserito nella Finanziaria 2010 del Governo ed è sancito anche da una sentenza della Corte costituzionale. Dall'altra parte però ci troveremo ad avere due opere importanti che incrementeranno il traffico già consistente della Valsugana. Basti pensare che attualmente la galleria dei Crozi è attraversata da una media di 40mila veicoli al giorno, mentre il traffico della valle è di circa 13-14mila veicoli giornalieri. Un incremento di traffico che rimarrebbe anche con la realizzazione della Valdastico, perché le due valli dipendono da bacini completamente diversi. Si tratta di un concetto importante – ha ribadito il vicepresidente – e su questo non vanno create false illusioni, non vanno presi in giro i residenti della Valsugana". Proprio per questo la dinamica che si è innescata fra la Provincia autonoma di Trento e la società Autostrada Serenissima parte da presupposti del tutto sbagliati: "Vogliamo oggi – ha spiegato il vicepresidente Pacher – rompere questa dialettica referendiaria che si è venuta a creare e che accompagna la vicenda della Valdastico ormai da molti anni. È del tutto irresponsabile pensare che questa situazione si possa risolvere in termini referendari, con un sì od un no. Bisogna, come si diceva, pensare allo scenario complessivo". La realizzazione della Valdastico porterebbe poi ad un peggioramento complessivo del traffico in tutto il Trentino. "Se oggi – ha chiarito il dirigente Raffaele De Col – abbiamo una situazione di sostanziale omogeneità, con due grosse aree di adduzione collocate ad est, una fra Padova e Ferrara, l'altra fra Venezia e Udine, entrambe che potenzialmente potrebbero confluire nel nodo ferroviario di Verona. Domani, invece, con la realizzazione delle opere già progettate dal Veneto e con l'ipotesi di creare la Valdastico, non ci sarà più la tendenza ad incrementare l'asse del Brennero a partire da Verona, ma i flussi di traffico potrebbero innestarsi direttamente su Trento, bypassando completamente lo scalo ferroviario di Verona". "L'interporto di Trento – ha aggiunto il vicepresidente Pacher – è già al suo limite, con una trentina di coppie di treni al giorno, ed è legato a questa dimensione. In futuro dovrà essere Verona lo snodo ferroviario su cui puntare, ma con l'ipotesi che abbiamo visto verrebbe del tutto a cadere lo scenario su cui stiamo lavorando anche a livello europeo. Rischiamo davvero di trasformare la nostra provincia in un corridoio di attraversamento di traffico su gomma". La Provincia autonoma di Trento ha dunque avviato una fase importante di confronto con la Regione Veneto: "Vogliamo arrivare a sottoscrivere con il Veneto un protocollo. Finora abbiamo trovato disponibilità al confronto e abbiamo attivato due tavoli nei quali sono state coinvolte anche le amministrazioni comunali della Valsugana e le due Comunità di Valle – sono state le conclusioni di Alberto Pacher -. Sull'altro fronte intendiamo lavorare per implementare il traffico su rotaia, non solo del Brennero ma anche della Valsugana. Stiamo ragionando con il governo per poter entrare nel merito della gestione del trasporto ferroviario provinciale. La ferrovia della Valsugana nella zona trentina funziona ancora a gasolio e per intensificare la frequenza delle corso bisogna elettrificare i binari, oltre a raddoppiarli. Se questo fosse possibile potremmo deviare una buona quota di traffico leggero sui binari, che diventerebbero una sorta di metropolitana di superficie. Infine procederemo con alcuni interventi modulari di sistemazione della viabilità della Valsugana, in alcune strozzature, come quelle presenti a Castelnuovo e Ospedaletto, per risolvere i problemi di pericolosità del tracciato".