Il costo annuale che le famiglie sostengono per il trasporto individuale ammonta a circa 170 mld di euro, a fronte di un costo totale per l’esercizio del trasporto collettivo di circa 10 mld. Il Libro Bianco 2011 identifica nelle aree urbane il contesto entro cui sperimentare soluzioni innovative per l’organizzazione e la gestione della mobilità
Il costo economico del tempo perso a causa dei problemi legati alla mobilità urbana e allo smog si può stimare in Italia fino a 27 miliardi di euro, otto dei quali nella sola capitale.
I dettagli emergono dal rapporto 'Scenari e opzioni per una mobilità sostenibile – un rapporto per Roma capitale', redatto dal GRIF della LUISS 'Guido Carli' in collaborazione con Formiche.
La mobilità costituisce un problema strategico prioritario per le aree urbane perché impatta direttamente sulla capacità di mantenere e incrementare nel tempo la propria attrattività. Il punto ha un rilievo se possibile ancor maggiore per le grandi aree urbane che, anche a causa della globalizzazione, sono sottoposte a una crescente pressione demografica. Così, se la base per poter sfruttare gli effetti moltiplicativi associati alla presenza di economie di densità è costituita dalle infrastrutture e dai servizi di trasporto (di merci, persone, dati, informazioni e idee), diventa necessaria un’adeguata dotazione infrastrutturale che garantisca la maggiore fluidità possibile a una struttura urbana che più cresce, più diventa potenzialmente ricca, più diventa “delicata”.
Gli interventi sulla mobilità nelle aree urbane necessitano quindi di un profondo ripensamento che non può più limitarsi alla dicotomia fra trasporto pubblico e trasporto privato, ma richiede un nuovo e diverso approccio alla regolazione che ne enfatizzi il ruolo di indirizzo e guida, combinando in maniera coerente una serie di leve che vanno dall’utilizzo di mezzi alternativi meno impattanti, alla gestione della domanda di mobilità, sino alla riconfigurazione delle scelte insediative e di pianificazione del territorio.
In questa prospettiva, il rapporto redatto dal GRIF della LUISS “Guido Carli” approfondisce alcuni elementi di contesto indispensabili per costruire lo scenario entro cui collocare e progettare una strategia per la mobilità.
I problemi della mobilità urbana possono essere declinati lungo due principali dimensioni:
a) quella temporale, che va letta sotto il profilo economico per l’impatto che ha in termini di perdita di valore associata a una minore fluidità degli spostamenti;
b) quella ambientale, il cui rilievo è acuito dagli effetti maggiormente diretti sulla salute umana.
Il quadro normativo e gli obiettivi di sostenibilità
Il Libro Bianco 2011 identifica nelle aree urbane il contesto entro cui sperimentare soluzioni innovative per l’organizzazione e la gestione della mobilità. L’obiettivo è di dimezzare – entro il 2030 – e successivamente eliminare – entro il 2050 – l’uso delle autovetture alimentate con carburanti tradizionali nei trasporti urbani e di introdurre – entro il 2030 – un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2, quantomeno nelle principali aree urbane.
Tali target andrebbero considerati come indicatori della volontà di chiudere un percorso teso alla completa decarbonizzazione dell’economia. In questa prospettiva, l’unica strategia che ha qualche possibilità di rivelarsi vincente non può che essere quella di anticipare il cambiamento piuttosto che di subirne ex-post le conseguenze, nell’ottica non tanto di contenerne i costi quanto di porre le basi per guidarne, anche sotto il profilo tecnologico e industriale, le linee di sviluppo.
L’impatto economico e sociale della mobilità
Il problema della mobilità richiede un radicale cambiamento culturale. Le risorse destinate a tal fine andrebbero dunque viste non tanto come oneri, quanto come un investimento al fine di conseguire e accelerare i mutamenti attesi. Ciò è particolarmente evidente se si considera l’impatto economico e sociale associato all’attuale modello di organizzazione e di gestione del trasporto.
Il costo annuale che le famiglie sostengono per il trasporto individuale ammonta infatti a circa 170 miliardi di € (di cui 50 miliardi di € sotto forma di tassazione, peraltro in fase di ulteriore crescita), a fronte di un costo totale per l’esercizio del trasporto collettivo di circa 10 miliardi di €. Per comprendere poi le conseguenze di un modello del trasporto incentrato sull’uso dell’auto privata, si consideri che nella città di Roma, nel periodo 1961-2001, a fronte di un aumento della popolazione da 2,2 a 2,5 milioni (+13,6%), le percorrenze per studio e lavoro sono cresciute di circa 5 volte (+400%). Tale dato corrisponderebbe ai fabbisogni di mobilità di una popolazione virtuale residente di quasi 10 milioni di abitanti se le necessità di spostamento fossero ancora quelle del 1961.
La mobilità sostenibile nelle città: esperienze internazionali e best practice
L’analisi di alcune esperienze europee di promozione del trasporto elettrico su gomma consente di far emergere numerosi elementi sui quali sembra opportuno riflettere. Mentre Londra rappresenta una delle realtà più avanzate in termini di utilizzo effettivo di autovetture a trazione elettrica, Parigi punta non solo allo sviluppo della mobilità elettrica ad uso privato, ma anche alla diffusione di un sistema di car sharing elettrico su larga scala (progetto Autolib). Per Berlino e per la Germania, la mobilità elettrica non rappresenta solo uno strumento per migliorare la qualità della vita nei centri urbani, ma anche un'incredibile opportunità per favorire la crescita economica tedesca e creare nuove possibilità occupazionali. Una ricognizione dei progetti di mobilità elettrica che sono implementati a livello nazionale evidenzia invece come le realtà italiane siano ancora indietro rispetto agli esempi europei.
L’aumento della mobilità e la diminuzione degli spostamenti
È facile mostrare ed è esperienza comune, come nel concreto l’equilibrio fra domanda e offerta di trasporto non può essere raggiunto solo manovrando le leve dell’offerta. Occorre infatti pensare a una realtà urbana dove la capacità di soddisfare i bisogni e l’accessibilità siano massimi ma siano al contempo contenuti sia gli spostamenti fisici attraverso la virtualizzazione di una parte di essi (telelavoro, acquisti on line, ecc.) che gli spostamenti meccanizzati mediante la collocazione compatta delle diverse funzioni d’uso e l’adozione di politiche di mobilità residenziale. È inoltre necessario un equilibrio gerarchico tra il trasporto pubblico e privato da conseguire attraverso la pianificazione di prestazioni paragonabili tra i due modi.
La mobilità elettrica nelle città: opportunità e vincoli
L’introduzione di veicoli elettrici dovrebbe essere accompagnata da una modifica delle forme di produzione di energia elettrica, in assenza della quale la riduzione di emissioni a livello di singoli veicoli verrebbe compensata da un incremento delle stesse emissioni a livello generale. I nuovi modelli di auto elettriche dovrebbero puntare a una integrale nuova progettazione finalizzata alla riduzione dei pesi al fine di ottenere migliori autonomie. Un simile obiettivo andrebbe naturalmente integrato con quello della sicurezza passiva del veicoli e con una coerente politica di limitazioni di impiego. Inoltre, l’inserimento nel sistema della mobilità di autovetture con motorizzazioni elettriche dovrebbe seguire un percorso in cui i principali problemi segnalati possano essere affrontati attraverso il significativo impiego di tali veicoli nell’ambito del parco pubblico (car sharing, taxi, autonoleggi). Con tale scelta i produttori potrebbero testare i loro veicoli e i consumatori sperimentare l’innovazione e verificare la soluzione dei problemi di autonomia, costi e sicurezza sopra evidenziati.