Il lavoro nel settore dei trasporti espone la persona fra le altre a “vibrazioni a carico di tutto il corpo, rumore, prolungata posizione seduta, posture stancanti e dolorose, orari rigidi, turni di lavoro e guida durante la notte, pause e riposo insufficienti, attività ripetitive e abitudini monotone, pasti disordinati, incidenti stradali
E' stata ubblicata da EU-OSHA – Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro -, e tradotta in 24 lingue UE, una scheda informativa dal titolo "La promozione della salute nel settore dei trasporti".
Nel settore, in cui l’83% dei lavoratori è rappresentato da uomini, assume una grande importanza l’efficacia di programmi che intervengono sulla vita lavorativa e privata del lavoratore migliorandone il livello di salute e benessere. Questo può avvenire adottando misure per migliorare l’organizzazione del lavoro e l’ambiente di lavoro, per promuovere la partecipazione attiva dei lavoratori alle attività in materia di salute e per favorirne lo sviluppo personale.
I fattori principali di rischio per la salute sono essenzialmente tre, nel dettaglio: il lavoro, l’ambiente di lavoro e l’individuo.
Il lavoro nel settore dei trasporti espone la persona a “vibrazioni a carico di tutto il corpo, rumore, prolungata posizione seduta, posture stancanti e dolorose, orari rigidi, turni di lavoro e guida durante la notte, pause e riposo insufficienti, attività ripetitive e abitudini monotone, pasti disordinati, incidenti stradali, trasporto di sostanze infiammabili, esplosive e tossiche, aria condizionata, movimento poco ergonomico nell’entrare o uscire dalla cabina ecc.”.
L’ambiente di lavoro inoltre è caratterizzato dalla presenza di “monossido di carbonio (CO), biossido di zolfo (SO2), monossido di azoto (NO)x, amianto, idrocarburi policiclici aromatici (IPA), benzene, particolato, condizioni climatiche, polline, violenza fisica ecc.”.
Le condizioni interagiscono con il singolo lavoratore e determinano effetti più o meno dannosi a seconda delle caratteristiche di ogni singolo individuo, che si distingue per “genere, età, etnia, istruzione, personalità, atteggiamenti, percezione del rischio, esperienza e precedenti incidenti automobilistici, eventi di vita privata, stanchezza, patologie preesistenti (allergie, asma, diabete, infarto del miocardio ecc.), uso di medicinali (antistaminici, tranquillanti), stile di vita (sedentarietà e cattiva alimentazione) e comportamenti pericolosi (fumo di tabacco, abuso di alcool, uso di droghe pesanti o leggere) ecc.”.
Per avere successo i programmi di promozione della salute sul luogo di lavoro devono partire dall’impegno dell’organizzazione, che deve essere pronta anche a rivedere i compiti e i processi lavorativi, adottare strategie comunicative efficaci con i lavoratori e promuoverne il coinvolgimento attivo.
Un intervento efficace deve basarsi su regolari controlli medici e sull’erogazione di una corretta educazione sanitaria. Il medico può quindi intervenire e dare consigli su come affrontare in modo diretto i problemi riscontrati, prendendosi per esempio cura della dieta, facendo attività fisica, controllando il peso e abitudini dannose quali il fumo o l’assunzione di alcol.
Il cambiamento di abitudini deve essere favorito dal datore di lavoro che dovrebbe riorganizzare il lavoro e l’ambiente per permettere l’assunzione di comportamenti più sani ad esempio prevedendo pause sufficienti per fare un pasto adeguato e un po’ di attività fisica. Gli interventi dovrebbero essere poi supportati da programmi di coaching personale per incoraggiare e coinvolgere attivamente il lavoratore affinché si prenda cura della propria salute.
Programmi di promozione della salute così organizzati danno i loro risultati e, nonostante il mondo dei trasporti sia altamente competitivo, il tempo impegnato nella promozione della salute viene ampiamente riguadagnato in termini di riduzione dell’assenteismo e delle malattie.