Gli effetti dei tagli e della crisi del Tpl in Italia non ricadono solo sul servizio ma anche sul personale: a rischio 8.500 dipendenti, pari al 7% della forza lavoro tra cassa integrazione, blocco del turn over e contratti a termine non rinnovati.
Ammontano ad oltre 890 milioni di euro nel 2012, i tagli al trasporto pubblico locale nei trasferimenti statali alle regioni rispetto al 2010, pari al 17% dei fondi totali. Gli effetti si sentono non solo sul servizio ma anche sul personale: con circa 8.500 lavoratori (oltre il 7% della forza lavoro del settore) coinvolti da contratti di solidarietà, cassa integrazione in deroga, mancata riconferma dei contratti a termine e blocco del turn over. Questi i risultati di un'indagine sulle società partecipate dalle autonomie territoriali presentata nel corso di un convegno di Confservizi, la confederazione che riunisce Asstra, Federambiente e Federutility. A fronte di questo taglio a livello nazionale, non in tutte le Regioni la situazione è la stessa. Se da una parte i tagli alla mobilità della Regione Campania raggiungono punte del 27% e del 23% in Molise dall'altra il Tpl di Lombardia e Liguria perde "solo" l'8%. Nell'indagine si evidenzia come la riduzione delle risorse, si intrecci con l'aumento della domanda, così l'offerta tiene meglio laddove la domanda è più alta, al centro-nord, mentre scende al sud.