«Attacco al trasporto pubblico» Catania la città più penalizzata

Tpl Sicilia, Catania la città più penalizzata

Tpl Sicilia, Catania la città più penalizzata

Catania rischia di diventare la città italiana con il più ridotto servizio di trasporto pubblico rispetto al territorio e alla popolazione che serve. E questo per una precisa scelta della Regione che ha dato una «libera» interpretazione del modo in cui quantificare il finanziamento che per legge deve all'Amt, interpretazione che si scosta sensibilmente da quanto stabilito nel contratto di servizio sottoscritto dall'azienda trasporti

A segnalare questo grave problema, «un vero e proprio attacco al sistema della mobilità catanese», è il direttore generale dell'Amt, prof. Marcello Marino, che ha la responsabilità dell'azienda adesso che il consiglio di amministrazione è decaduto, dopo le dimissioni del presidente Roberto Sanfilippo e del vicepresidente Alessandro Di Graziano.   Entro la settimana prossima il terzo e unico componente del Cda, Giuseppe Livolti, convocherà l'assemblea dei soci, che è poi soltanto il Comune di Catania. Intanto la Giunta Bianco, dato il ruolo strategico dell'Amt e la delicatezza della questione, dovrebbe provvedere ad una rapida nomina dei componenti del nuovo Cda.   Ma la situazione che si è creata è talmente grave da sollecitare interventi immediati.   La vicenda è complessa e parte da lontano, dal ritardo con cui l'Amt ha recepito la legge regionale del 2005 che prevedeva la trasformazione delle municipalizzate in società per azioni. Negli altri Comuni questo passaggio è avvenuto nell'arco di pochi anni, mentre a Catania si è dovuto attendere il 2011. Solo allora l'Amt è diventata società autonoma, con un proprio patrimonio, responsabile delle proprie scelte.   La trasformazione in spa era indispensabile per potere sottoscrivere il contratto di servizio con il Comune e per ottenere il finanziamento della Regione che copre i 2/3 della spesa, mentre la restante parte è integrata dal Comune.   La Regione paga in base ai chilometri effettuati, fissati per Catania in 13.300.000 con riferimento alla percorrenza del 2007, così come ha fatto per tutti i Comuni della Sicilia. Nel maggio del 2012 la Regione, nell'ambito dei tagli decisi in vista dell'assestamento di bilancio, si accorge che i chilometri effettivamente percorsi a Catania sono in numero minore.   L'Amt non aveva nascosto la riduzione del servizio, tant'è che ha incassato meno soldi in base alla documentazione presentata. La questione diventa delicata perché la Regione, alla luce del chilometraggio ridotto, decide di attuare per Catania, e solo per Catania, un taglio del 36% del finanziamento. Tecnicamente si tratta del taglio del numero di chilometri che, di conseguenza, si traduce nella riduzione dei fondi.   Per tutti gli altri Comuni, invece, il taglio è stato del 20%, così come definito dalla legge di assestamento del bilancio. Per la nostra città, invece, a questo 20% è stato aggiunto un altro 16%, quasi una sorta di compensazione per i chilometri in meno rispetto a quelli percorsi nel 2007. E questo anche se il piano industriale dell'Amt 2011-15 prevede un progressivo incremento del chilometraggio e del servizio. Questo significa che la Regione, per Catania, è passata dal finanziamento di 13.300.000 chilometri a quello di 10.600.000, legato al pareggio di bilancio, ed annuncia adesso un ulteriore taglio che porterebbe i chilometri da finanziare a 8.800.000.   Una ulteriore riduzione che si tradurrebbe nello strangolamento del trasporto pubblico cittadino. Basti pensare che Cagliari, che pure è più piccola di Catania e ha una popolazione inferiore, può contare su un finanziamento relativo ad oltre 11.000.000 di chilometri. Tradotti in euro questo taglio della percorrenza significa, oltre ad una drastica riduzione delle corse e del servizio ai cittadini – servizio che lascia già a desiderare – che l'Amt, anzicché i circa 29 milioni che si attende, ne otterrebbe appena 23. Così se l'anno scorso l'azienda, che pure ha chiuso il bilancio in utile, ha subìto dalla Regione un danno di 3 milioni euro, per l'anno in corso di milioni dovrebbe perderne 6, cioè il 10% dei suoi ricavi. E non basta. Poiché la stessa Regione è in imbarazzo a tradurre in atti amministrativi una «libera interpretazione» che si discosta dal dettato del contratto di servizio – motivo per cui l'Amt ha avviato anche un'azione di tutela giudiziaria – finora non ha erogato all'azienda catanese le somme dovute per il servizio svolto nel primo e nel secondo trimestre di quest'anno. A differenza di tutti gli altri Comuni dell'isola cui ha già saldato la prima trance e si appresta a fare altrettanto per la seconda. E la cosa più sconcertante è che «nel bilancio della Regione per il trasporto pubblico catanese non è messo in bilancio neppure un euro».   Di qui il grido d'allarme lanciato dal direttore generale Marino che ha già incontrato gli assessori comunali ai Trasporti e al Bilancio, rispettivamente D'Agata e Girlando, con i quali martedì prossimo sarà a Palermo per un incontro – che si spera chiarificatore e risolutivo – con l'assessore regionale Bartolotta e il direttore generale dei Trasporti. A loro Catania chiede di non essere ulteriormente penalizzata.

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