Anche Zaia sfida Trenitalia: «Senza il monopolio diventeremo i primi»

Anche Zaia sfida Trenitalia: «Senza il monopolio diventeremo i primi»

Se le tratte del Veneto saranno liberalizzate, con l’apertura a svizzeri e austriaci, la Regione è pronta a investire risorse

«I trasporti ferroviari? Vogliamo diventare i primi in Italia, come nella sanità, ma per riuscirci Trenitalia deve consegnare al Veneto le chiavi del vapore». Nell’incontro di fine anno, Luca Zaia replica così alla protesta di migliaia di lavoratori e studenti pendolari esasperati da ritardi e disservizi. L’orario cadenzato dei convogli, voluto dall’assessore Renato Chisso, sconta un avvio caotico, tanto che il gruppo del Pd ha donato al governatore un trenino in miniatura per «esercitarsi alla puntualità durante le vacanze». Cosa ha in serbo esattamente Zaia? Irritato dalla pioggia di polemiche, convinto che l’attuale monopolio del trasporto su rotaia impedisca sostanziali progressi nella qualità del servizio, il presidente di Palazzo Balbi coltiva un progetto: strappare allo Stato la liberalizzazione delle tratte venete per far sì che il regime di concorrenza (fondato sulla distinzione tra gestore e infrastrutture) consenta anche alle Ferrovie austriache, svizzere e tedesche di partecipare alle gare, finora appannaggio esclusivo di Trenitalia. In questa cornice, spiega il suo staff, la Regione potrebbe costituire società miste e investire risorse significative su nuovi convogli di proprietà. Un obiettivo sospirato dai tanti malcapitati costretti ogni giorno a viaggiare su carrozze obsolete, in cronico ritardo e gremite all’inverosimile.   Il fronte dell’occupazione e le prospettive delle imprese. «Al centro della nostra agenda ci sono le risposta che dobbiamo dare alla nostra gente in difficoltà, a partire dai 170 mila veneti disoccupati, testimoniati da un accesso agli ammortizzatori sociali che è aumentato del 40%». Agli occhi di Zaia, lavoratori e imprese costituiscono un «blocco dei produttori» da tutelare nell’interesse generale: «Penso ai settanta casi di suicidio di imprenditori avvenuti all'interno delle aziende, non in villaggi turistici», ha rimarcato «ma anche alle risposte che, attraverso l’agenzia Veneto Sviluppo, abbiamo dato a diecimila imprese, in un ambito difficoltoso, perché ci dobbiamo muovere in un contesto di burocrazia, che è cattiva interpretazione di una democrazia malata. Un lavoratore non può tirare avanti con 1200 euro al mese: quella dell’occupazione è una grande sfida che ci preoccupa ma non ci impaurisce».   Vertenza Electrolux: assordante il silenzio del Governo. «Il silenzio del Governo sulla vicenda Electrolux è incredibilmente assordante. Mentre l’azienda conferma gli esuberi di personale e il trasferimento di pezzi di produzione all’estero, da Roma non giunge nessuna risposta alla nostra richiesta di convocare un tavolo nazionale sull’Electrolux che affronti la questione faccia a faccia con l’azienda». Zaia torna sulla vertenza incalzando il premier Letta e il ministro Zanonato: «Abbiamo il diritto, oltre che l’obbligo morale, non solo di capire fino in fondo il piano industriale e le reali intenzioni dell’azienda che lamenta l’eccessivo costo del lavoro italiano, ma anche se esiste uno spazio di manovra per il Governo può operare: altri Paesi europei hanno adottato incentivazioni senza farsi fermare dal problema degli aiuti di Stato che solo qui sembra insormontabile. Chiedo per l’ennesima volta una risposta».   Le chance di ripresa legate a un’inversione di tendenza. «Nutro la speranza, per il Veneto, di vedere il prossimo anno un avvio di uscita dalla crisi: non facendoci abbindolare da indicatori di crescita del Pil di un misero 0,1%, ma con riferimento a indicatori sociali ed economici che valgono più della Baviera. Non accetteremo più lo spreco totale dei nostri 21 miliardi di tasse pagati ogni anno, non potendo accettare che il nostro virtuosismo sia un'eccezione nel Paese. E vogliamo creare il substrato perché i giovani possano tornare ad aprire partite Iva, in una regione in cui la manifattura è ancora elemento fondante per la nostra economia: il vero danno della crisi è stato il cambio di mentalità rispetto alla disponibilità a rischiare, che deve essere nei geni dell'imprenditore anche se, va detto, per rischiare e investire in un Paese con tassazione al 68,5% e burocrazia vessatoria, beh, occorre essere degli eroi. Se penso che, in cambio di un pugno di voti, il Governo ha concesso ulteriori competenze e fondi a Trento a Bolzano, le nostre dirette concorrenti. Roma produce sempre danni»   Bilancio: le opere tentate, andate in porto e in cantiere.Il governatore leghista, cui non difetta certo l’autostima, sottolinea anzitutto il recente successo conseguito nel campo della sanità, con il Veneto eletto regione benchmark, cioè modello nell’applicazione dei costi standard, cui è seguito il premio in termini di risorse grazie ai conti in ordine. E prosegue: «Abbiamo in programma il completamento della Pedemontana e la realizzazione di diversi nuovi ospedali, Padova in primis. Ma non dimentichiamo i 925 cantieri impegnati nella salvaguardia dell’ambiente e contro il dissesto idrogeologico». Nell’immediato futuro? «Rilanciamo la candidatura di Cortina per i mondiali di sci e parteciperemo a pieno titolo all’Expo di Milano 2015 in termini di offerta turistica. Ma occorre fare sistema, accelerando le aggregazioni a partire dalle fiere e dalle banche popolari. Venezia? È il nostro simbolo. Vogliamo tutelarla di più ma sono contrario a far pagare chi entra in città».

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