“Azienda unica regionale: la soluzione per il trasporto pubblico locale”? Si è svolto a Roma il seminario organizzato da Federmobilità sul tema dell’integrazione e unificazione delle aziende TPL secondo le linee che stanno per essere adottate da diverse Regioni

Federmobilità: Azienda unica regionale, la soluzione? Protesta in apertura seminario

Federmobilità: Azienda unica regionale, la soluzione? Protesta in apertura seminario

In apertura del convegno, protesta del sindacato di base USB, con interventi di numerosi lavoratori che hanno esposto uno striscione e sono intervenuti per difendere il ruolo pubblico del trasporto locale contro ogni ipotesi più o meno mascherata di privatizzazione, di cui l’azienda unica regionale – secondo l’USB – sarebbe l’anticamera.

Il dibattito è stato coordinato da Andrea Boitani, dell’Università Cattolica di Milano, e ha visto gli interventi dell’Assessore alla Mobilità della Regione Lazio, Michele Civita; di Lucio Caporizzi, presidente di Umbria Mobilità; di Mario Sebastiani, Università di Tor Vergata; Saverio Montella, coordinatore Area Mobilità regione Toscana; Benedetta Brighenti, dell’ANCI; Nicola Biscotti, presidente d Anav; Carlo Tosti, Direttore Osservatorio Mobilità Eurispes e Arduino D’Anna, Direttore Promozione Concorrenza dell’Autorità Antitrust.   L’azienda unica regionale non è una soluzione – ha sostenuto Andrea Boitani nella sua introduzione – se contemporaneamente non si interviene sui fattori strutturali che alimentano il deficit delle aziende; la crescita di dimensioni è controversa a livello internazionale, ma nel nostro Paese – ha rilevato ancora Boitani – si è rivelata un moltiplicatore dei costi (per le pressioni dei sindacati che spingono ad equiparare il personale delle diverse aziende al livello più alto) e per la difficoltà di incidere realmente sulla riorganizzazione gestionale e dei servizi. Secondo Boitani, prima di unificare le aziende di servizi, occorre una “Agenzia regionale dei trasporti”, un soggetto unico capace di programmare la domanda di servizi e, contemporaneamente, individuare le modalità più efficienti di gestione dei servizi, ricorrendo anche a delle gare per selezionare effettivamente le aziende più efficienti. L’esempio cui rivolgersi – ha sostenuto ancora Boitani – viene ancora una volta dall’estero, ad esempio l’agenzia pubblica TfL (Transport for London), che gestisce l’organizzazione dei servizi sulla vasta area metropolitana londinese e determina gli standard qualitativi, i livelli di servizio e l’integrazione tariffaria e programma gli investimenti e i processi di innovazione.   L’Assessore alla Mobilità della Regione Lazio, Michele Civita, ha svolto un intervento focalizzato soprattutto sulle problematiche della Regione Lazio, che ha ereditato dalle gestioni precedenti un deficit di oltre un miliardo di euro e un’assenza di programmazione del settore, cui la nuova amministrazione sta cercando di porre riparo attraverso una serie di interventi che non possono prescindere, in ogni caso, da un percorso di efficientamento delle aziende.   L’ampia relazione di Mario Sebastiani ha rilevato le principali contraddittorietà di un settore dove esistono deficit strutturali difficilmente colmabili nel breve periodo: la lunghezza dell’intera rete metropolitana nel nostro Paese, ad esempio, è inferiore a quella della sola città di Barcellona; le aziende del TPL sono troppe (1.069 secondo le statistiche ufficiali, un centinaio in più secondo altre fonti) e afflitte da “nanismo” di dimensioni (le principali aziende nazionali rappresentano solo il 26 per cento del mercato totale, contro un 77 per cento della Francia e un 55 per cento del Regno Unito). Secondo Sebastiani, la concentrazione delle imprese è necessaria ma non va identificata con lotti più grandi di affidamento dei servizi: in sostanza, le aziende possono crescere a livello di gruppo (sviluppando una competitività per un’espansione anche sui mercati esteri, sull’esempio di grandi imprese straniere che gestiscono più del 50 per cento delle proprie attività fuori dai mercati nazionali), ma non attraverso un processo che vede sostanzialmente confermare un monopolio di dimensioni più grandi.   Nicola Biscotti, di Anav, ha ricordato l’importanza del ruolo degli utenti, cui occorre garantire un servizio efficiente a costi competitivi, risultati che l’unificazione  pura e semplice delle aziende spesso finisce  per non raggiungere, ottenendo anzi il risultato contrario di penalizzare gli operatori più piccoli che, però, oggi sono più competitivi rispetto alle grandi aziende. Biscotti ha rilevato, al riguardo, il paradosso determinato dalla mancata applicazione dei costi standard nel settore: i corrispettivi pubblici attribuiti sulla base della “spesa storica” – ha osservato Biscotti – finiscono assurdamente per premiare chi spende di più a svantaggio di chi da sempre ha realizzato gestioni efficienti che implicano, dunque, un minor esborso di fondi.   Anche Carlo Tosti, oggi presidente dell’Osservatorio trasporti Eurispes ma in precedenza amministratore delegato di Atac, ha invitato a non procedere a “fusioni a freddo” e ad integrazioni guidate sostanzialmente dall’alto se prima non si procede alla razionalizzazione e riorganizzazione delle gestioni aziendali. Secondo Tosti, le aziende TPL devono innanzitutto recuperare gli enormi ritardi sulla integrazione dei sistemi e, soprattutto, sull’innovazione tecnologica, che oggi consentirebbe un diverso rapporto soprattutto qualitativo con gli utenti e una semplificazione delle procedure ancora ancorate a meccanismi risalenti al secolo scorso o in ritardo di alcune decine di anni.

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