Una app per 5 operatori il car sharing da record punta sul network Milano, via libera all'italiana Twist, stop, almeno per ora, per i tedeschi di Bmw

Milano continua a crescere il car sharing

Milano continua a crescere il car sharing

Parte il nuovo servizio di Twist, stop per Bmw, A tutti i privati la richiesta di adottare centri dell'hinterland Obiettivo: potersi spostare oltre i confini urbani Superati 90mila iscritti e 1200 auto Il Comune vuole la rete: piattaforma unica per far trovare agli utenti l'intera flotta

La famiglia del car sharing milanese si allarga ancora: il Comune ufficializza il sì al debutto in città del quinto operatore dell'auto da condividere e da maggio spunteranno così per le strade le prime Volkswagen Up!, circa un centinaio. Intanto Palazzo Marino rilancia con due nuovi servizi per i cittadini. Nascerà presto una nuova applicazione: in tempo reale compari ràsul lo schermo dello smartphone la disponibilità dell'intera flotta di auto di tutti gli operatori. Insieme la giunta tenterà di estendere il car sharing anche in alcuni Comuni dell'hinterland. Oggi in città circolano 600 Smart di Car2go, 300 Fiat 500 di Enjoy targato Eni (che diventeranno circa 650) e 160 auto di Guidami (dalle Smart ai Ducato), più le circa 50 postazioni di Evai con 18mila iscritti lombardi (oltre ad EQ sharing, i quadricicli elettrici del Comune). Servizi che contano ben oltre 90mila iscritti, destinati presto a toccare ufficialmente i 100mila. Anche grazie all'arrivo di Twist: da maggio 80-100 Up!, 500 nei prossimi mesi, azzurre su sfondo bianco con lo slogan Twist sul cruscotto e, probabilmente, una S (che sta per "Supercarsharing" ispirata al telefilm Supercar) sul vetro del passeggero. Il costo: 27 centesimi al minuto e 15 euro di iscrizione, anche seè possibile che per il debutto possa esserci un periodo promozionale gratis. L'operatore – una famiglia di imprenditori, i Guaitamacchi, con Frigerio Viaggi, ma progetto caro anche alla famiglia La Russa e all'Aci – prevede anche la possibilità di auto con seggiolino per i bambini e non esclude, in futuro, anche un'integrazione di auto elettriche. Niente da fare invece, almeno per ora, per la richiesta avanzata dai tedeschi di DriveNow, targata Bmw: la domanda non garantiva tutti i requisiti richiesti dall'avviso pubblico con cui Palazzo Marino ha aperto il mercato del car sharing. La tempistica, in particolare, non coincideva: Bmw non era in condizioni di garantire un avvio del servizio entro tre mesi dall'ok del Comune, come invece impongono le regole. Se ne riparlerà, probabilmente, quando (e se) il Comune nei prossimi mesi riaprirà l'avviso pubblico scaduto a dicembre. Ma la giunta ha anche altri due piani. A metà febbraio gli operatori verranno convocati a un tavolo per metterea punto il progetto sull'applicazione collettiva: l'amministrazione conta sulla realizzazione di un sistema unico di visualizzazione di tutte le 1.200 auto da condividere oggi disponibili, destinate a salire a 2.250. Un ulteriore passo che possa permettere all'utente di scegliere l'auto più vicina, senza cambiare ogni volta applicazione. Non solo. Sono così tante le richieste in provincia di car sharing, da Sesto a Rozzano, che il Comune solleciterà ogni operatore a sbarcare in almeno una cittadina. Un car sharing in chiave città metropolitana, questo l'obiettivo a cui gli operatori sono invitati perché Palazzo Marino, in questo caso, non ha poteri vincolanti. Il Comune esulta: «Milano è ormai la capitale italiana dello sharing», commenta l'assessore alla Mobilità, Pierfrancesco Maran. Ma gli ambientalisti, pur plaudendo al successo del servizio, invocano due interventi: «Nei referendum si chiedeva che tutte le auto fossero elettriche – sottolineano Edoardo Croci e Marco Cappato di Milanosimuove- inoltre oggi gli utenti possono usare solo le auto dell'operatore a cui sono abbonati: l'interoperabilità del sistema amplierebbe i benefici».

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