La ricerca dell'Osservatorio Audimob

Mobilità e crisi cosa cambia nelle scelte degli italiani?

Mobilità e crisi cosa cambia nelle scelte degli italiani?

L’analisi dei dati riguarda un approfondimento su scelte e possibili cambiamenti per la domanda di mobilità dei cittadini in questa fase di congiuntura economica non favorevole per il nostro paese. L’indagine cerca di conoscere l’opinione dei cittadini in merito ad alcune misure adottate per contenere le spese dovute alla crisi economica e all’aumento del costo della benzina.

Nel 2008 i cittadini italiani registrano i primi segnali della recessione economica e nello stesso anno la domanda di mobilità inizia un percorso in discesa, un calo persistente che si protrarrà fino al 2012.   Tra il 2008 e il 2012, in un giorno medio feriale, si perdono 5,8 milioni di spostamenti per motivi di lavoro e poco meno del doppio è il crollo rilevato per le attività svolte nel tempo libero; la percentuale delle persone che escono di casa si riduce dal 82,9% del 2008 al 75,1% nel 2012.   Queste le ragioni che, nel 2013, hanno spinto a porre una domanda sugli effetti della crisi economica, del conseguente aumento del costo della benzina e la propensione al cambio dei comportamenti abituali.  Nei pensieri degli italiani, al primo posto con il 65% delle preferenze, è la riduzione dell’uso dell’atomobile nelle brevi percorrenze, il 56% dichiara di aver realizzato questa scelta.   La seconda posi- zione è occupata dalle uscite nel tempo libero infatti il 41,3% degli intervistati ammette di essersi privato dei momenti di svago. Il 30,6% dei cittadini ha condiviso con altri passeggeri i percorsi abituali e il 26% dichiara di utilizzare maggiormente la bicicletta. Stimola interesse il dato sulla scelta di cambio modale per gli spostamenti abituali poiché il 15,2% degli italiani afferma di usare maggiormente i mezzi pubblici.   Sfiora il 10% il pensiero di liberarsi della seconda auto, ma solo il 2,3% assicura di averla venduta.     Un dato ineludibile, strettamente legato alle difficoltà evidenziate dalla crisi economica, è che il 40% degli intervistati afferma di aver pensato di cambiare le abituali modalità di spostamento per abbattere i costi legati all’aumento del carburante scegliendo il mezzo pubblico come alternativa.   Tra chi ha realizzato questa scelta, oltre alla scontata preferenza degli studenti (27,4%), emergono i disoccupati e la persone in cerca di prima occupazione con il 21,1% e il 17,3% delle persone con titolo di studio universitario o post universitario. Si posizionano poco sopra la media nazionale le don- ne (15,4%), i cittadini delle regioni del Centro Italia (15,8%) e i residenti entro l’area urbana (centro/semicentro 15,5% e periferia 15,6%).   Sfiorano il 18% gli italiani del Mezzogiorno che hanno preferito utilizzare maggiormente i mezzi pubblici per gli spostamenti abituali. Dai grafici risulta evidente come la crisi abbia interessato maggiormente i grandi centri urbani, infatti nelle città sopra i 250.000 abitanti circa 1 persona su 4 ha optato per una scelta di cambio modale a favore del trasporto pubblico per gli spostamenti quotidiani (24,2%).   Si ricorda che nelle metropoli gli spostamenti con i mezzi pubblici si attestano al 22,3% nel 2013 ed erano al 18,8% nel 2010. Se consideriamo solo i percorsi con l’auto e con il trasporto pubblico, tra il 2010 e il 2013, nel- le grandi città, si sono persi circa 7,5 milioni di spostamenti di questi 4 erano con il mezzo privato e solo 1 con il mezzo pubblico. Si può quindi affermare che, nonostante il crollo generale rilevato per la mobilità in un giorno medio feriale, la domanda di trasporto collettivo ha resistito meglio rispetto al crollo dell’automobile.     L’Istat stima che nel 2008 l’11,3% delle famiglie era in condizioni di povertà relativa e questo dato arriva al 12,7% nel 2012. Sempre nel 2008 il 5,8% delle famiglie dichiarava che in alcuni periodi dell’anno non aveva soldi per acquistare il cibo, nel 2012 questa situazione riguarda l’8,9% delle famiglie italiane.   Un ultimo dato, per comprendere meglio il disagio economico, è quello relativo ai nu- clei famigliari che non possono permettersi una settimana di ferie in un anno che nel 2008 erano il 39,4% e nel 2011 arrivano al 46,8%.   L’Osservatorio “Audimob” ha stimato, tra il 2008 e il 2012, una perdita di 11 milioni di spostamenti, in un giorno medio feriale, per attività dedicate al tempo libero. Per riuscire a contenere le spese il 46,1% degli italiani afferma di aver riflettuto sulla possibilità di ridurre le uscite nel tempo libero e il 41,3% dichiara di aver agito di conseguenza attuando questa misura. Rinunciano al divertimento fuori casa maggiormente le donne (43%) rispetto agli uomini (39.6%). Riducono le uscite per svago: una casalinga su due, il 47,8% dei disoccupati e il 43,9% dei lavoratori.   Il disagio economico che porta alla rinuncia degli spostamenti per il tempo libero colpisce principal- mente le regioni del Sud e delle Isole (50,6%), gli abitanti dei piccoli comuni (44,8%), i residenti nelle periferie urbane (43,1%) e quelli fuori dall’area urbana (41,6%). La restrizione investe tutta l’Italia, nel Centro coinvolge il 40,5% dei residenti, nel Nord-Ovest il 35,3%. Il dato più basso, ma non meno preoccupate perché coinvolge 1 cittadino su 3, si rileva nel Nord-Est (32,2%).   In tempi di crisi sembra emergere una coscienza più vicina alla sostenibilità ambientale, un uso più consapevole dell’automobile che porta alla rinuncia del mezzo per le brevi percorrenze. Un cittadino su due ha condiviso questa scelta (56,1% uomini e 56% donne). Una soluzione approvata e messa in atto principalmente nel Sud e nelle Isole (64,8%), dai disoccupati (62,8%), dalle casalinghe (61,9%), nelle città di cintura delle aree metropolitane (59,1%) e nelle periferie dei centri abitati (58,1%).   Proviamo ad analizzare cosa è avvenuto negli ultimi 4 anni nelle città con più di 100.000 abitanti. Escludiamo quei percorsi che prevedono nell’arco della giornata più spostamenti di diversa natura e consideriamo solo i tragitti in auto di breve distanza che non prevedono movimenti successivi.   Il numero indice mostra un andamento decrescente degli spostamenti in auto: quelli fino a 2 km, tra il 2010 e il 2013, diminui- scono del 50%; considerando il raggio 1-3 km l’abbattimento è del 42% e allungando la distanza fino a 5 km il calo è del 32%. In termini assoluti, in un giorno medio feriale, si parla di 500 mila spostamenti in meno fino a 2 km, se ne perdono altri 150 mila per le distanze fino a 3 km e ulteriori 200 mila nel raggio successivo (fino a 5 km). Complessivamente gli spostamenti entro i 5 km passano da 2.649 mila a 1.798 mila.     Talvolta la crisi economica porta a riscoprire i sani valori della solidarietà, della partecipazione al disagio e della condivisione dei “beni”. Ed è così che il 30,6% degli italiani, in un momento di difficoltà economica, pensa di condividere i percorsi abituali con altri passeggeri. Rispondono affermativamente a questa scelta soprattutto le persone più disagiate, quelle in cerca di occupazione o che han- no appena perso il posto di lavoro (40,7%).   Anche le persone con un lavoro stabile iniziano a cambia- re le loro abitudini e il 30,5% nel 2013 afferma di aver condiviso i suoi spostamenti quotidiani con altre persone. Più favorevoli a questa iniziativa sembrano essere le donne (33,7%) rispetto agli uomini (27,3%). Un po’ più diffidenti nel condividere i percorsi si rivelano le persone con un titolo di studio fino alla scuola dell’obbligo, infatti il 65,4% dichiara di non aver preso in considerazione questa ipotesi.   Nel Mezzogiorno il 35,4% dei cittadini ha messo in opera questa scelta di condivisione mentre per il resto d’Italia il dato si attesta sotto al 30% (Nord-Ovest 27,5%, Nord-Est 27%, Centro 28,9%). Ci si sposta di più insieme nelle piccole città (33,4%), nei comuni di cintura delle aree metropolitane (34,6%) e nelle aree di periferia (32,8%). In un giorno medio feriale 11,7 milioni di italiani condividono almeno una parte degli spostamenti in auto con altri passeggeri. Il coefficiente di riempimento dei veicoli è 1,4 (media nazionale) e, infine, considerando solo i percorsi con l’automobile, 1 su 3 è effettuato con almeno un passeggero.   La bicicletta rappresenta sicuramente il mezzo più economico per chi cerca di ottimizzare i costi per gli spostamenti abituali. E alla domanda “la crisi economica e l’aumento del costo della benzina l’hanno portata a pensare di utilizzare maggiormente la bicicletta?” il 40,9% dei cittadini hanno risposto positivamente e il 26% afferma di averlo fatto. Il dato risulta essere molto interessante se confrontato con la dotazione dei mezzi posseduti, infatti, tra il 36,5% degli italiani che afferma di non disporre di biciclette in famiglia, il 4,3% nell’ultimo anno ha iniziato a usare anche il mezzo a due ruote.   Più propensi a sfruttare maggiormente il pedale sono gli uomini (27,2%) rispetto alle donne (24,7%), i disoccupati e i lavoratori (rispettivamente 29% e 26%) piuttosto che le casalinghe e i pensionati (24,7% e 25,1%). Nel Nord-Est, dove l’uso della bicicletta è più diffuso (la quota media negli ultimi 10 anni rappresen- ta l’8% degli spostamenti sul totale), l’interesse per il mezzo ecologico supera il dato medio naziona- le di ben 10 punti percentuali (36,9% Nord-Est).   Anche il Nord-Ovest, con il 32%, registra un orien- tamento molto positivo verso un maggior uso delle due ruote. Maggiori differenze si riscontrano per il resto del paese: al Centro l’attenzione scende al 19,1% e nel Sud e Isole al 18,9%.   Un dato forse atteso, infatti nel 2013, le persone che in un giorno medio feriale usano la bici sono così distribuite: 36,3% nel Nord-Ovest, 46,1% nel Nord-Est, 9,3% nel Centro e 8,2% nel Mezzogiorno. Il vero fana- lino di coda sono le grandi città , qui solo il 15,9% dichiara che in un momento di difficoltà economica ha usato maggiormente la bicicletta.  

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