Car sharing, in Cina funziona come macchinetta caffè

Car sharing, in Cina funziona come macchinetta caffè

A Citytech presentato un libro sul business dell'auto condivisa

In Cina il car sharing funziona un po' come la macchinetta del caffè: esistono due torri alte 20 metri – ma diventeranno 700 entro l'anno prossimo – piene di micro vetture da ritirare a 3 euro all'ora come se si comprasse una bevanda. Sul fronte opposto a A Palo Alto, in California, l'auto condivisa diventa di lusso con il progetto per un servizio monomarca che conta 25 Tesla Model S, lanciato con una campagna di crowfunding. Sono alcune curiosità raccontate nel libro ''Car sharing, il business che si muove'' di Carlo Iacovini, fondatore di Euromobility e coordinatore operativo del Forum Mo.Ve Aisbl, osservatorio internazionale sulla mobilità sostenibile con sede a Bruxelles.

Presentato al Citytech di Roma, il libro analizza la storia e lo stato dell'arte dell'auto condivisa, un business attorno a cui ruotano nuove start up, grandi gruppi, industrie che si integrano e innovazioni nei servizi.   Il volume descrive le varie forme di car sharing – dall'aziendale all'elettrico, dal peer-to-peer al ridesharing – insieme ai mercati di riferimento e agli sviluppi futuri.

L'auto in car sharing, spiega l'autore, unisce vantaggi economici e ambientali. Oltre ad avere tariffe inferiori ai costi di gestione e mantenimento di un'auto di proprietà, toglie dalle strade circa 10 vetture private e, con il tempo, fa diminuire del 25% i km percorsi in un anno dagli utenti del servizio, perché il cliente percepisce il costo reale di ogni suo spostamento in auto e tende a limitarne l'uso in favore del trasporto pubblico.

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