Il rapporto del risultato netto sul fatturato nel Tpl nel 2012 è negativo per il 5,7%

Utility pubbliche, trasporto pubblico locale in profondo rosso

Utility pubbliche, trasporto pubblico locale in profondo rosso

Solo un terzo dei costi operativi nel Tpl è finanziato dalla vendita dei biglietti e in molti casi la copertura non arriva al 20%, mentre all'estero i biglietti, che però costano il doppio, finanziano la metà dei costi

Il settore delle local utilities italiane negli ultimi anni ha mostrato nel suo complesso performance operative migliori rispetto a quelle registrate nell'industria grazie anche ai processi di aggregazione.   Al suo interno, tuttavia il panorama è molto differenziato e vede il comparto del trasporto pubblico locale in forte crisi, mentre prende piede quello idrico che (a sfregio del referendum del maggio 2011) evidenzia una buona capacità di generare reddito.   E' quanto emerge da una ricerca condotta da R&S, ricerche e studio, di Mediobanca su un campione di 67 utilities locali partecipate con quote di almeno un terzo del capitale dai 115 maggiori enti locali con un tasso di rappresentitività del settore attorno al 50%.   Tra il 2006 e il 2012 le società analizzate – attive nei settore dell'energia, trasporti pubblici locali (Tpl) igiene urbana, acqua, aeroporti e autostrade – hanno realizzato una crescita del fatturato del 37,6% a fronte di un +11,2% dell'industria nazionale, con margini industriali in progresso del 13,8% contro un calo del 30,6% dell'industria.   Il risultato corrente scende dell'11% ma meno del calo del 31% che ha colpito l'industria.   L'utile aggregato nel periodo analizzato ammonta a 3,33 miliardi, con un contributo positivo dell'energia di 4,15 miliardi circa a fronte di perdite nei comparti dell'igiene urbana (-335 milioni) e soprattutto Tpl (-1,44 mld).   Anche guardando ad altri indicatori emerge un quadro di forte criticità strutturale dei trasporti pubblici dove l'efficienza della gestione appare incompatbile con la stessa organizzazione del servizio in società di capitale e dunque finalizzata al profitto.   Il rapporto del risultato netto sul fatturato nel Tpl nel 2012 è negativo per il 5,7% a fronte di attività più reddititizie di autostrade che però pesano poco nel settore.   Solo un terzo dei costi operativi nel Tpl è finanziato dalla vendita dei biglietti e in molti casi la copertura non arriva al 20%, mentre all'estero i biglietti, che però costano il doppio, finanziano la metà dei costi.    Il comparto è tra i maggiori fruitori di contributi a titolo di integrazione tariffaria (17,6 miliardi nel perido) e, tenuto conto dei movimenti inversi in termini di imposte e dividendi, si può stimare in 20,5 miliardi di euro l'onere che ha gravato sul settore pubblico per il funzionamento del settore nei sette anni tra il 2006 e il 2012.   Tra le singole società nei trasporti pubblici spiccano le attività nei comuni di Roma e Napoli da anni in profondo rosso. Dal 2006 al 2012 la Atac ha accumulato perdite per oltre un miliardo e la napoletana Ctp per 210 milioni. La lista degli operatori Tpl in deficit è lunga e vede, oltre all'altra laziale Cotral (168 mln) e all'altra napoletana Anm (45 mln), la palermitana Amat (31 mln), la genovese Amt (22 mln) e l'altra siciliana Ast (17 milioni).

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