Reggio Emilia, l'azienda di trasporto pubblico dovrà risarcire un 38enne che ha rischiato l'amputazione di un braccio
Ha rischiato l’amputazione di un braccio. E ha combattuto una lunga battaglia giudiziaria in sede civile prima di ottenere il risarcimento danni. Una caduta rovinosa dall’autobus, causata da una porta malfunzionante, che poteva trasformarsi in tragedia, per la quale sono stati condannati in solido dal tribunale di Reggio Emilia Autolinee dell’Emilia spa (dal 2012 confluita in Seta insieme al ramo gomma Act), il conducente del mezzo e l’assicurazione Cattolica, che copre i mezzi Seta. Era il 23 agosto 2011 quando di ritorno dal Santa Maria Nuova un 38enne reggiano sale sull’autobus della linea 1, diretto a piazzale Marconi. L’autobus si ferma davanti alla stazione centrale e il giovane comincia a scendere gli scalini del mezzo. Proprio nel momento della discesa, l’autobus fa una manovra brusca. Avanza e poi frena di colpo, con la porta che rimane aperta. Il giovane, di origine rumena ma da tempo residente in città, precipita a terra, davanti a una folla di persone che assiste alla scena. Subito si attivano i soccorsi. Le condizioni sembrano particolarmente serie: nell’urto il 38enne sbatte violentemente la spalla e i medici ipotizzano anche l’amputazione del braccio sinistro. Un rischio scongiurato con un trasferimento a Parma, dove inizia una terapia farmacologica che dura mesi, rimanendo tuttavia menomato. Nel 2013 comincia il lungo processo per ottenere il risarcimento, che si è concluso in primo grado venerdì, quando il giudice Chiara Zompì ha stabilito che le parti chiamate in cause dovranno versare in solido una cifra pari a 43.707,65 euro, condannandole anche al pagamento delle spese processuali. Ad assistere il 38enne è stato l’avvocato Ernesto D’Andrea, che ora esprime soddisfazione per la sentenza: «È stata una causa sofferta – commenta – i mezzi Seta hanno grandi problemi di sicurezza. Alcuni sono vecchi e necessitano di soluzioni tecnologiche più avanzate. E troppo spesso sono protagonisti di episodi in cui si manifestano problemi di sicurezza». È lo stesso D’Andrea a notare come la vicenda ricordi da vicino la storia del piccolo Sylvester Agyemang, scomparso il 13 gennaio 2014 per una caduta alla fermata di Porta Santa Croce. «Alla fine della causa il mio assistito stentava a credere di aver ottenuto il risarcimento– conclude il legale – Nel corso delle udienze è stato ascoltato anche il responsabile tecnico della manutenzione Seta, che ha parlato in generale dei mezzi ma non è stato dimostrato che proprio nel mezzo in questione il sistema delle porte fosse funzionante. Da Seta hanno sempre sostenuto la caduta fosse avvenuta una volta sceso. Ma non è stato così. E un testimone oculare ha confermato la nostra versione. Credo sia necessario intervenire il prima possibile sulla sicurezza del trasporto pubblico».