«La precettazione è una scelta necessaria», spiega il prefetto Franco Gabrielli che ieri ha deciso di imporre ai macchinisti della metro e agli autisti dei bus dell'Atac e della Roma Tpl di lavorare durante lo sciopero in programma lunedì prossimo
Come riportano sul Messaggero Simone Canettieri e Lorenzo De Cicco, Palazzo Valentini ha scelto la linea dura dopo una trattativa di 24 ore con i tre sindacati che avevano convocato la serrata del 27 luglio. Alla fine due sigle, Orsa e Faisa Cisal, hanno gettato la spugna, pressate anche dal gruppo del Pd in Campidoglio, e Gabrielli le ha ringraziate «per la responsabile rinuncia». Chi invece è rimasta sulle barricate è l'Ugl, che per fare un passo indietro ha preteso che Atac sospendesse l'entrata in vigore del nuovo contratto di lavoro dei macchinisti in attesa di un referendum tra i lavoratori (da tenersi non prima di settembre) sull'accordo firmato dai sindacati confederali lo scorso 17 luglio. La municipalizzata dei trasporti però ha confermato che la riforma dei bonus e dei turni di lavoro inizierà, come previsto, il 1 agosto per i macchinisti e il 1 ottobre per tutti gli altri. Nessuna sospensione.
A quel punto l'Ugl ha scelto di non revocare la protesta e di andare avanti in solitaria, causando l'ennesima spaccatura in un fronte sindacale già frastagliato. In questo quadro la precettazione è diventata una mossa inevitabile anche perché a chiederla era stata anche l'Autorità Garante per gli scioperi. «La serrata del 27 luglio avrebbe creato disagi insostenibili», spiega il garante Roberto Alesse, che quattro giorni fa aveva definito «la misura colma», invocando «la linea dura» dopo 23 giorni di sciopero bianco dei macchinisti. «Noi come Autorità suggeriamo raramente ai prefetti la precettazione – sottolinea – perché si tratta di un potere molto forte, che si abbatte come una scure sui sindacati. Per questo va usato con equilibrio. In Atac è in atto un contrasto troppo forte tra azienda e le organizzazioni dei lavoratori. Purtroppo certi sindacati difendono posizioni di rendita ormai difficilmente sostenibili». Salta intanto il consiglio di amministrazione di Atac. La seduta in programma oggi avrebbe dovuto certificare i 130 milioni di passivo ma è stata rinviata a martedì prossimo. L'azienda ha deciso di prendersi più tempo per valutare un passaggio sul quale aleggia l'ombra del fallimento (un automatismo per una società partecipata che presenta bilanci in rosso per tre anni di fila). Uno scenario che Palazzo Senatorio però conta di scongiurare con un decreto ad hoc del governo. Per l'assessore Guido Improta la soluzione va cercata «nella collaborazione istituzionale con il ministero dell'Economia e la Presidenza del Consiglio». Al ministro Delrio ieri si è rivolto, con un'interrogazione, il gruppo dei deputati M5S, che hanno chiesto l'invio degli ispettori ministeriali.