Funzionario in commissione ripercorre tra borbottii contratti, lodi arbitrali e spese. Melasecche accusa: «Paghiamo i costi imposti da una gara con intenti fraudolenti»
L’assestamento di bilancio passerà al vaglio del consiglio il prossimo lunedì come stabilito nell’ultima seduta, intanto quei 212 mila euro inseriti tra le voci di integrazione per maggiori spese hanno dapprima fatto saltare sulla sedia il consigliere della lista civica I love Terni Enrico Melasecche, poi hanno fatto sciorinare al funzionario della direzione trasporti Raffele Ansuini, la storia degli ultimi 15 anni di gestione del servizio. I particolari forniti e la ricostruzione fatta ha generato un discreto bisbigliare tra i consiglieri di maggioranza, secondo i quali il funzionario avrebbe, nel suo racconto, tralasciato parentesi significative. Commissione «L’assestamento di bilancio ci propone alcune variazioni di spesa – ha introdotto Melasecche – alcune sono riduzioni altri incrementi, ma la somma algebrica complessiva determina un innalzamento dei costi relativamente al trasporto pubblico locale, suddiviso in scolastico, a chiamata e di linea. Il problema che ho posto si riferisce all’esposto presentato in procura della Repubblica per quanto riguarda la fatturazione da parte Atc nei confronti del Comune, per centinaia di migliaia di km mai percorsi dall’allora cooperativa Cosea. La vicenda si concluse con l’archiviazione ma la procura dichiarò la gara indetta dalla Provincia per l’affidamento del servizio ‘con intenti fraudolenti’. Chiuso il capitolo penale – chiosa Melasecche – resta il problema della spesa, della trasparenza e della qualità del servizio. Oggi che ci viene chiesto di aumentare il costo del trasporto alla città, mi piacerebbe sapere se l’attuale fornitura del servizio avviene tramite quella stessa gara etichettata dalla procura o altra». Gara Di fatto, dalle parole del dottor Ansuini emerge proprio questo: «L’azienda affidataria del servizio pubblico a Terni è attualmente l’Atc, società cooperativa a responsabilità limitata che si configura come Ati (associazione temporanea di imprese) che presentandosi alla gara ad evidenza pubblica svolta negli anni 2004-2005 dalla Provincia, si è aggiudicata l’appalto. Tale coop è il risultato della sommatoria di Atc (divenuta Spa nel 2000), Cotrum e Cosea (attuale Cmt). La prima ha sempre gestito il trasporto di linea, cioè quello a orari prestabiliti e utenza indifferenziata; le altre due il trasporto a chiamata telefonica/disabili e quello scolastico. La gara era unica per le tre tipologie e si configurava ‘a misura’ (tanto sei chiamato a fare, tanto ti pago) e fu indetta sulla base del chilometraggio dichiarato da Atc». Scolastico A proposito di ciò, Ansuini calca la mano sul trasporto scolastico per il quale venivano dichiarati 930 mila km annui percorsi. «Questa tipologia di trasporto è a totale carico del Comune diversamente dalle altre pagate in compartecipazione con la Regione e costano ora come allora 1,8 milioni di euro. Ai tempi dell’assessore ai trasporti Carlo Rozzi – narra il funzionario – fu individuata una figura professionale col compito di verificare l’effettivo chilometraggio degli autobus che scoprì che rispetto alla base d’asta di 934 mila km annui, per lo scolastico ne venivano effettivamente percorsi solamente 309 mila, circa il 67% in meno. Il dirigente pensò allora di applicare il regio decreto di contabilità ‘tanto mi fai, tanto ti pago’, visto che il contratto risultava ‘a misura’. Da 1,7 milioni di inizio 2006 siamo scesi a 700mila euro annui con un risparmio per il Comune di un milione». Contenziosi «L’azienda però – prosegue Ansuini – contestò il fatto che il contratto non fosse ‘a misura’ e che togliendo quel corrispettivo avremmo messo a rischio la stabilità dell’azienda stessa. L’ente chiese allora un parere legale esterno, nello specifico l’avvocato Rampini diede ragione a Palazzo Spada. L’azienda allora fece un ricorso straordinario al tribunale di Terni ma fu respinto, il Comune decise comunque successivamente di accedere a una seconda richiesta dell’Atc, l’arbitrato. Questo durò circa un anno e mezzo e il lodo arbitrale stabilì che il contratto di servizio in essere era ‘a corpo anomalo’ per me difficilmente comprensibile, in ogni caso per scelta dei tre avvocati coinvolti nell’arbitrato il Comune ha restituito all’Atc quasi tutto il milione, più fu costretto a pagare 88mila di collegio arbitrale il quale ha altresì stabilito che avremmo dovuto rinegoziare il contratto da novembre 2008». Rinegoziazione «Nel contratto tale operazione è prevista – spiega il delegato della direzione trasporti – ma solo per uno scostamento del 3%, nel nostro caso il delta era di molto superiore (67 % trasporto scolastico e 29 % trasporto di linea). Si è comunque rinegoziato stabilendo che il contratto fosse ‘a corpo’ e ci si è stabilizzati più o meno sulle condizioni iniziali, tuttora vigono quelle. Si è arrivati a fine contratto a dicembre 2011. In un primo momento con la trasformazione in Umbria mobilità si è proceduto all’affidamento del servizio tramite proroga. Nel 2013 la legge regionale ha stabilito che le gare non sarebbero più state fatte su tre bacini di utenza ma su uno unico e prevedeva che fino a nuova gara i rapporti in essere sarebbero proseguiti. Una sentenza della Corte costituzionale ha fatto decadere questa opportunità pronunciandosi nei confronti della Regione Toscana. L’Umbria ha fatto però riferimento a un regolamento europeo del 2007 che prevede l’atto d’obbligo con facoltà da parte dell’azienda di imporre un corrispettivo fisso pena la sospensione del servizio». Oggi «Dal maggio 2014 – conclude Ansuini – siamo in atto d’obbligo che scadrà a maggio 2016 e il tetto massimo fissato dal Comune è di un 1.066.000 di euro e poco più per la linea, 1.099.000 mila euro per la chiamata, mentre per lo scolastico circa 1,8 milioni, anche se in corso d’anno, nel periodo estivo, sono stati rinegoziati i costi di linea e chiamata: attualmente paghiamo 966 mila per l’una e 899 mila per l’altra». L’iter burocratico nell’ambito di atto d’obbligo, ha poi spiegato il funzionario, ha imposto al dirigente di muoversi in un certo modo, questo giustificherebbe l’attuale variazione in assestamento contabile, anche se resta il giallo dei 212 mila euro visto che la dirigenza dovrebbe averne chiesti al massimo 162 mila. «Stiamo pagando il servizio di trasporto pubblico ai costi fissati da una gara espletata nel 2004 e giudicata ‘con intenti fraudolenti’ – questa la sintesi del consigliere Melasecche – sarebbe interessante capire se ci fossero rapporti di parentela tra la dirigenza del Comune e i vertici di Atc».