Carpoling, ridesharing e carsharing sono i nuovi mantra del trasporto, nell'epoca della "app economy"

Uber vale 62,5 miliardi e apre ad altre startup

Uber vale 62,5 miliardi e apre ad altre startup

Il concetto di mobilità sta cambiando drasticamente negli ultimi anni, e i servizi on­demand conquistano terreno grazie a startup che stanno ridisegnando le nostre abitudini. L'esempio più lampante è senza alcun dubbio quello di Uber, la startup più valutata al mondo (62,5 miliardi di dollari) che grazie alla sua app, in una manciata di anni è diventata un colosso della Silicon Valley. Ma l'effetto scia ha fatto bene alle altre startup del settore, da BlaBlaCar all'emergente Lyft, fino a MyTaxi

Oggi Uber vale quindici volte Hertz, una delle società di noleggio automobili più antiche e diffuse al mondo, ed è attiva in 351 città di 64 Paesi differenti. Può contare su 1,1 milioni di auti­ sti. Non dipendenti, ma semplicemente prestatori d'opera. Già, perché alla voce "dipendenti", il colosso di San Francisco ne contava appena 550 ad inizio 2014,e ancora oggi sono meno di un migliaio in tutto il mondo. Per questo fa specie sapere che vale anche più di General Motors, una delle fabbriche automobilistiche più importanti al mondo che conta oltre duecentomila dipendenti e un fatturato da 156 miliardi. L'app del passaggio in auto condiviso, nata da un'idea di Travis Kalanick, ha diviso il mondo, soprattutto a causa del servizio UberPop che consente a chiunque di diventare un autista. L'ultima rappresaglia, in ordine di tempo,è quella dei tassisti di Parigi. Mentre in Italia il servizio è vietato da una sentenza del tribunale di Milano del maggio scorso. Ma al netto delle proteste, della discutibile legalità del servi­ zio offerto, quella di Uber è stata una rivoluzione tecnologica vera. L'autistaa portata di smartphone è stata un'idea vincente che, di fatto, ha costretto gli altri attori del settore ad adeguarsi, trascinando al successo altre startup che offrono servizi molto simili. Il caso più importante a livello europeo è senza dubbio quello di MyTaxi, un'app inventata da una startup tedesca (fondata nel 2009, come Uber, e poi acquistata da Mercedes) che ha trovato terreno fertile nel mondo dei tassisti. Oggi MyTaxy è una bella realtà anche in Italia e a Milano sta conquistando sempre più tassisti. Attualmente, nel capoluogo lombardo ci sono 4800 tassisti, e circa 4000 di questi sono gli iscritti ai servizi di radiotaxi 4040, 6969, 8585. L'arrivo di MyTaxi sta un po' rimescolando le carte, con diversi conducenti pronti ad abbandonare definitivamente il classico servizio usato finora. Anche se non mancano le lamentele per il costo del servizio ritenuto eccessivo, specie dai tassisti che appartengono alle cooperative. Il concetto base di MyTaxi è molto simile a quello di Uber: l'utente prenota una corsa, l'applicazione lo geolocalizzae manda una notifica al tassista più vicino. A quest'ultimo basta un tap sullo smartphone per accettare la richiesta. Anche in questo caso il pagamento è elettronico, ed esiste un sistema di recensione della corsa. In Italia è molto conosciuta anche un'altra app: It Taxi. Il funzionamento è sempre lo stesso: geo­localizzazione, prenotazione e pagamento cashless. Mobilità a portata di smartphone, perché la tecnologia, spesso, non dà una possibilità di cambiamento, ma lo impone. 

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