E' questo l'ultimo sogno di Barack Obama che non vuole lasciare nulla di intentato prima del trasloco dalla Casa Bianca. Così a breve, rivela Politico, presenterà un ambizioso piano volto a creare un sistema di trasporti interamente ad energia pulita e che intende finanziare con una tassa sul petrolio, fino a 10 dollari per barile stando alle indiscrezioni
Più che un progetto è il dettaglio di una più vasta visione globale che conduce fino agli sforzi promossi dall'amministrazione Obama per l'accordo sulla lotta ai cambiamenti climatici raggiunto a dicembre e Parigi. Ma soprattutto e' un altro tentativo da parte del 44/mo presidente americano di lasciare la sua traccia nella speranza che chi gli succederà, facile se democratico naturalmente, raccolga da lui il testimone anche su questo tema che in America resta sulla soglia del rivoluzionario. La mossa concreta pure c'è: la proposta sarà infatti inclusa nel pacchetto sul budget che il presidente presenterà la prossima settimana e indicherà investimenti per 300 miliardi di dollari, scrive ancora Politico. la spesa più consistente – circa 20miliardi all'anno – è prevista per agevolare un sistema per creare opportunità di trasporto alternativo all'auto e all'aereo. Quindi tutta una serie di progetti di ammodernamento per le reti di trasporti pubblici, oltre ad un intervento aggiuntivo sull'iniziativa di stimolo per l'alta velocità già lanciata da Obama nel 2009. Altri 10 miliardi all'anno sarebbero impiegati per incoraggiare le amministrazioni locali alla costruzione di infrastrutture ‘verdi' insieme con incentivi per piani per ridurre le emissioni. Quindi due miliardi all'anno da investire in ricerca su come promuovere e realizzare un sistema di trasporti ‘verde'. "Ambizioso" è quindi il termine più adatto per questo nuovo intervento di Obama che qualcuno già definisce il più significativo piano sui trasporti da quando il presidente Eisenhower tracciò la rete interstatale che cambiò l'America. Ha però poche chance di passare al vaglio del Congresso a maggioranza repubblicana, in particolare adesso che la campagna elettorale è già in pieno svolgimento. Perché se il Grand Old Party è già poco ricettivo quando si tratta di investimenti per la lotta ai cambiamenti climatici con conseguenti possibili frenate per i forti interessi del settore energetico, l'introduzione poi di una tassa per finanziare il progetto lo rende ancora più indigesto. In questo senso non si esclude che il piano possa creare anche qualche grattacapo a Hillary Clinton che della necessità di costruire sul solco tracciato da Obama ma ha fatto ormai suo manifesto elettorale. Ma la candidata per la nomination democratica ha anche già promesso che non alzerà le tasse alla classe media americana, per questo quei 10 dollari a barile – che si tradurrebbero in circa 25 centesimo per gallone di benzina – sono una arma a doppio taglio per la aspirante presidente.