Lo scorso anno il Tar di Milano aveva accolto la richiesta di sospensiva avanzata dalle organizzazioni dei conduttori dei Taxi contro la delibera del Comune che voleva mettere a gara la realizzazione di una piattaforma web e del numero unico di ricerca Taxi. Nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha ribaltato il giudizio di primo grado del Tar e ha dato ragione al Comune di Milano. Il pomo della discordia ruotava e ruota intorno alla decisione del capoluogo lombardo di attivare un sistema più avanzato e informatizzato di ricerca taxi. Nulla a che vedere con la nota applicazione Uber, ma più semplicemente un sistema integrato che attraverso un numero unico e a una piattaforma web fosse in grado di indicare agli utenti il taxi più vicino.

Con una sentenza che fa finalmente entrare le tecnologie del 21 secolo anche nella giungla pietrificata del sistema di gestione delle chiamate alle centrali dei taxi, il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune di Milano e ha stabilito che il nuovo sistema non si caratterizza come elemento di alterazione del mercato (Uber, appunto) ma di semplificazione e di efficentamento del servizio.
Il Consiglio di Stato, inoltre, ha stabilito che il servizio taxi,, trattandosi di trasporto pubblico non in linea, può e deve essere regolamentato dai Comuni indipendentemente dal fatto che gli operatori ritengano di soddisfare «appieno» l'interesse generale. Infine, e questa rappresenta senz’altro una novità, il Consiglio di Stato ha stabilito che “non si può bloccare lo sviluppo tecnologico per interessi corporativi”.