L'autorità presieduta da Raffaele Cantone ha stabilito che sul triplo incarico di Paolo Simioni ad Atac non c'è incompatibilità. L'Anac ha tuttavia evidenziato un potenziale conflitto di interessi
«Non sussiste» l'ipotesi di incompatibilità per il triplice incarico di Paolo Simioni, presidente, ad e direttore generale di Atac. Così si è espressa ieri l'Autorita Nazionale Anti Corruzione (Anac) di Raffaele Cantone dopo l'apertura lo scorso agosto, di un fascicolo riguardante l'insolito incarico attribuito al manager voluto dalla giunta pentastellata al vertice dell'azienda di trasporto pubblico della Capitale. Dunque per l'Autorità non sussiste una incompatibilità in quanto l'incarico di dg, attribuito a Simioni con contratto di 36 mesi a 240mila euro lordi l'anno è «esplicitamente ricompreso dal legislatore tra gli incarichi amministrativi di vertice, trattati in modo differente rispetto agli incarichi dirigenziali». Tuttavia l'Anac, sul parere inviato al responsabile della prevenzione, della corruzione e della trasparenza (Rptc) di Atac evidenzia un pericolo potenziale di conflitto di interessi. Scrive Raffaele Cantone:«Si evidenzia che il Rpct non ha fornito alcuna risposta in merito alla valutazione dei profili relativi ad eventuali situazioni di conflitti di interessi, anche potenziali, in capo all'ing. Paolo Simioni, nonostante tali aspetti siano stati oggetto di specifica richiesta formulata dall'Autorità», e chiede «di sottoporre al Rpct la valutazione dei profili relativi al rispetto della legge 6 novembre 2012, n°190, in materia di conflitto di interessi, chiedendo di rendere noti gli esiti degli accertamenti».