La Corte dei Conti chiude il caso che vedeva coinvolti 45 tra politici e amministratori
La Corte dei Conti non è competente nel giudicare la presunta mala gestione di Umbria Tpl e Mobilità Spa. E per questo la richiesta di danno erariale nei confronti dei soci pubblici (Regione e Provincia) e dei Cda della società del trasporto pubblico umbro , si chiude con un nulla di fatto. La sezione giurisdizionale contabile dell'Umbria composta dai giudici Salvatore Nicolella presidente, Pasquale Fava e Chiara Vetro consiglieri, ha sonoramente bocciato la maxi-richiesta di 44,2 milioni avanzata dal procuratore Antonio Giuseppone a marzo. La Procura riteneva infatti che quella gestione sconsiderata avesse determinato sprechi di risorse pubbliche, con conseguente danno nei confronti dei soci pubblici. Una vicenda risalente al 2012, quando Regione e Provincia diedero il via libera a erogazioni di denaro pubblico per salvare i conti di Um che era in grosse difficoltà. Ieri, l'ipotesi accusatorie venute giù al primo colpo d'occhio di un giudice terzo: difetto di giurisdizione. Roba da bocciatura all'esame al primo anno di Giurisprudenza. I magistrati contabili hanno evidenziato che: «l'azione erariale è configurabile solo nei confronti di coloro che all'interno dell'ente pubblico cagionino un danno diretto al patrimonio di quest'ultimo, tenendo condotte che pregiudichino il valore della partecipazione pubblica. Rispetto a Regione e Provincia – per i giudici – l'ipotesi va esclusa non essendo rinvenibile né danno diretto al patrimonio del socio pubblico, né pregiudizio al valore della partecipazione derivante da condotte omissive».