Secondo quanto riportato dalle pagine romane del quotidiano "Il Corriere della Sera", oggi in edicola, l'azienda dei trasporti capitolina avrebbe lanciato un ultimatum alla ditta fornitrice dei mezzi presi a noleggio in Israele. Motivo della scontro il clamoroso ritardo nella consegna dei mezzi per le lungaggini legate alle pratiche di nuova immatricolazione.   La vicenda dei 70 bus presi a noleggio in queste ultime settimane si sta trasformando, dunque, in una specie di soap opera: nella prima puntata si è scoperto che i mezzi presi in Israele, tutti diesel Euro 5, non erano in regola con la normativa per cui la motorizzazione civile ha negato la nuova immatricolazione (necessaria per mezzi provenienti da paesi extra comunitari).   Nella seconda puntata è arrivata la buona notizia: la ditta che si è aggiudicata la fornitura dei bus si è rivolta alla motorizzazione tedesca che ha invece concesso la tanto sospirata immatricolazione (questa volta valida perchè proveniente da un paese UE).   E arriviamo alla terza puntata: I tedeschi concedono l'immatricolazione ma i tempi sono decisamente lunghi, troppo lunghi.   Dall'inizio dell'intricata vicenda, infatti,  nessun autobus israeliano con targa tedesca è stato visto circolare sulle strade della capitale. I 70 mezzi sono ancora tutti ancora fermi nel deposito di Guidonia e solo una manciata ha il libretto di circolazione in regola.   Da qui l'intenzione dell'Atac di procedere, se la situazione non si sblocca in un tempo ragionevole,  alla rescissione del contratto con la ditta incaricata della consegna dei mezzi.   In termini giuridici – fa sapere l'Atac – la rescissione del contratto (la consegna chiavi in mano era prevista entro il 10 aprile) non comporta nessuna perdita: la fidejussione per coprire l'anticipo della commessa verrebbe annullata.