Nell'intervista concessa al quotidiano "Libero" il presidente di Asstra torna sulle misure di distanziamento e prevede un sistema dei trasporti in crisi a partire dal prossimo 18 maggio
“Per ora le cose sono andate bene. Ma dal 18 maggio, per via dell’incremento delle aperture previste dal governo e con la crescita del numero di italiani che tornerà a lavorare il trasporto pubblico rischia di non farcela”.
Questa, in estrema sintesi, la preoccupazione espresse da Andrea Gibelli, presidente di Asstra e di Ferrovie Nord Milano in un’intervista rilasciata al quotidiano “Libero”, sabato scorso.
”Ogni giorno – dice il numero uno di Asstra – il numero dei passeggeri aumenta. La gente sta tornando a usare i mezzi perché sono ordinati, puliti e sicuri. Ora però siamo in attesa delle linee guida del ministero delle Infrastrutture per capire se sia possibile aumentare la capacità che oggi ci è negata per legge, altrimenti si rischia che il sistema vada in crisi. Prima cosa da fare sarebbe rivedere il metro di sicurezza, gestibile per strada, ma meno applicabile a bordo di un convoglio”. Del resto, queste preoccupazioni erano già state espresse nelle scorse settimane dall’associazione che riunisce gli operatori del settore attraverso un documento che metteva in guardia dai rischi rischi per le imprese e per gli stessi utenti alle prese con le misure di distanziamento.
Dice Gibelli: “nonostante le norme siano necessarie, a lungo andare un meccanismo del genere rischia davvero di collassare, soprattutto in previsione della ripartenza totale, il 18 maggio, quando a tornare al lavoro saranno molti più italiani”.
Secondo il Presidente di Asstra deve essere considerata una distanza indicativa e non giuridica: “Se nei primi giorni, il numero delle persone era ancora limitato, si sta progressivamente amplificando anche per i famosi ricongiungimenti, quindi gli spostamenti sono legati alle necessità dei singoli, e queste non sono prevedibili. La capacità dei mezzi rimane però quella che è”.
Per questo, il presidente di FNM sostiene che è necessario da parte del governo prendere in considerazione nuove linee di comportamento.
Il punto centrale del ragionamento è però la necessità di incidere profondamente sui tempi di lavoro, unico strumento realmente efficace per conciliare sostenibilità economica delle imprese Tpl e ragioni di sicurezza per gli utenti: “se ci fosse una distribuzione più omogenea dei passeggeri – dichiara Gibelli – il Tpl, paradossalmente ne avrebbe un vantaggio, e con esso i cittadini. Esisterebbe meno il concetto di "ora di punta" e sarebbe tutto più omogeneo. Raggiungere questo obiettivo rappresenterebbe un enorme successo per tutti”.