Presentato il 21° Rapporto sulla mobilità “Audimob” di Isfort. L’auto resta la protagonista assoluta

Presentato il 21° Rapporto sulla mobilità “Audimob” di Isfort. L’auto resta la protagonista assoluta

Presentato ieri 26 novembre presso la sede del CNEL il 21° Rapporto sulla mobilità degli italiani, redatto da Isfort con il contributo scientifico della STM del MIT, del CNEL e delle Associazioni AGENS ed ASSTRA.

La fotografia sulla domanda di mobilità scattata da Isfort, con il contributo scientifico di Stm-Mit, Cnel, Agens e Asstra, indica chiaramente che il nostro paese dipende dall’automobile, anche se si registrano segnali di ripresa per il trasporto pubblico locale (Tpl) e un’accelerazione verso soluzioni ibride.

Nel 2023, certifica il rapporto, il 65% degli italiani ha utilizzato l’auto per i propri spostamenti, un dato in lieve calo rispetto al 2022 (-1,6%) ma superiore ai livelli pre-pandemia del 2019 (+2,5%). Nonostante un mercato sempre più orientato verso l’ibrido, con una quota di vendite pari al 40% nel 2023 (contro il 14,5% del 2020), le auto elettriche rappresentano solo lo 0,54% del parco circolante. Il tasso di motorizzazione rimane altissimo: 69,4 auto ogni 100 abitanti, il più elevato tra i principali Paesi europei. A livello locale, città come Catania (78,8 veicoli ogni 100 abitanti) registrano i picchi più alti, mentre Genova si conferma l’eccezione con il dato più basso, fermo al 47,5%.

L’indagine ha evidenziato inoltre la stretta correlazione fra l’uso del mezzo privato con la fascia di reddito; chi ha un reddito più basso usa di più l’automobile per gli spostamenti: con reddito inferiore ai 15 mila euro la percentuale sale al 72,0%; tra i 20 e 25 mila euro la percentuale si attesta al  67,5% mentre le fasce con più di 25 mila euro si fermano al 56,4%.
Nelle zone periferiche e ultraperiferiche dei comuni, dove sono concentrate quelle più basse, la quota di mobilità attiva scende sotto il 20%, la quota di trasporto pubblico sotto al 5%, mentre il peso di auto e moto supera il 75%.

Il trasporto pubblico rimane in difficoltà perché, nonostante i timidi segnali di ripresa (+1,2% nel 2023), non riesce a recuperare le quote pre-pandemia (-2,2%). E, all’orizzonte, un’immagine poco rassicurante: il calo demografico previsto da Istat produrrà una riduzione del -2% degli spostamenti al 2034 e del -7% al 2044.

Si tratta tuttavia di una previsione ottimistica. Nella versione più pessimista il calo si amplia rispettivamente al -3% e -9%. Gli impatti maggiori degli spostamenti si ripercuoteranno sulle fasce di età dei 14-19 anni, -15% al 2034 e -28% al 2044. Anche quelli dei lavoratori subiranno una contrazione del -6% al 2034 e del 14% al 2044.

Alle condizioni attuali, nel mercato della mobilità, questi dati colpiranno di più gli spostamenti con i mezzi pubblici che, come si è visto, sono effettuati dagli studenti in misura doppia rispetto agli altri mezzi di trasporto.

Diversa la situazione del segmento ferroviario: Alta Velocità e Intercity segnano rispettivamente una crescita, tra il 2019 e il 2023, di +2% e +10% di passeggeri. E nel primo semestre del 2024, rispetto al primo del 2019, rispettivamente sono aumentati di un +7% e un +5%. I numeri del tpl ferroviario un po’ meno positivi visto che nel 2023 ha registrato un -13% di passeggeri rispetto al 2019, ma tra il primo semestre 2019 e lo stesso periodo del 2024 segna un +18%.

Ma un fenomeno, più di tutti, rappresenta forse la vera resistenza al cambiamento necessario. Se da un lato gli italiani si dichiarano ben disposti a lasciare l’auto in garage e utilizzare di più i mezzi pubblici, alla fine, non lo fanno. Intervistati sul desiderio di cambiare il mezzo per spostarsi, emerge che la percentuale di quanti vorrebbero lasciare le quattro ruote (29,1% del 2024 vs 29,3% del 2023), pur diminuendo, resta ancora più alta di quella di coloro che la vorrebbero usare di più (14,3% del 2024 vs 13,5% del 2023, al contrario in aumento). Mentre, riguardo al trasporto pubblico, la percentuale di quanti vorrebbero usufruirne di più (29,1% del 2024 vs 29,3% del 2023) resta sempre più alta di quella di chi vorrebbe usarlo di meno (11,1% del 2024 vs 10,0% del 2023).

Qui la sintesi del 21° rapporto

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