Lo studio Confcommercio I nodi delle infrastrutture e il ruolo della nuova Authority

Confcommercio: «Trasporti inadeguati, persi 24 miliardi di Pil»

Confcommercio: «Trasporti inadeguati, persi 24 miliardi di Pil»

4 miliardi: la maggiore crescita che ci sarebbe stata in Italia nel 2012 – secondo uno studio – se il sistema dei trasporti fosse rimasto ai livelli qualitativi raggiunti nel 2000, senza poi peggiorare. Con i livelli di accessibilità tedeschi, il Pil sarebbe salito di 20 miliardi. 

L'authority sui trasporti appena nata e fortemente voluta dal governo Letta avrà davanti a sé un percorso a ostacoli (in salita). E' vero, l'Italia è stretta, lunga, ricoperta da montagne e colline che ne occupano l'80% della sua superficie, un'orografia tra le più ostiche per un sistema di viabilità scorrevole. Ma se agli ostacoli naturali si aggiungono quelli umani, la sfida diventa quasi impossibile. E infatti l'accessibilità dei nostri territori è tra le più inefficienti e lacunose.   La nuova authority dovrà seguire un'agenda fitta d'impegni per migliorare un contesto tra i più complessi.  Su questo aspetto ha appena ultimato un'indagine l'Ufficio studi di Confcommercio elaborando diversi dati in base ai quali emerge che il nostro sistema di accessibilità non solo non evolve ma addirittura peggiora negli anni (per mancanza di manutenzione, carenza di personale e inadeguatezza dei sistemi).   Basti pensare che se il sistema dei trasporti fosse rimasto ai livelli del 2000, nel 2012 si sarebbe registrato un Pil più elevato di 4 miliardi di euro (+0,2 rispetto al dato effettivo) e questo senza dover investire in nuove opere infrastrutturali. La correlazione tra economia e sistema dei trasporti è molto forte: in 12 anni l'accessibilità del paese è peggiorata del 5%, un arretramento che ci è costato 24 miliardi di Pil.   Per affondare il coltello nella ferita basta solo confrontare i nostri dati con quelli della Germania: con i livelli dell'accessibilità tedeschi, il nostro Pil nel 2012 sarebbe più alto di 20 miliardi (+1,3 rispetto al dato effettivo).   Se poi volessimo addentrarci nel mondo dei sogni, basterebbe sapere che se l'Italia negli ultimi 12 anni avesse adottato le politiche di miglioramento della viabilità ai livelli della Germania, l'incremento del Pil sarebbe stato pari a 120 miliardi.   Secondo l'indagine condotta da Confcommercio, i ritardi e le inefficienze dei trasporti italiani non sono causati solo dall'immobilismo sul fronte delle infrastrutture ma anche dalle mancate riforme delle norme sugli assetti portuali, di quelle sul trasporto pubblico e sui piani urbani di mobilità, sosta e parcheggi.   Giusto per avere un'idea, basta scorrere «l'anzianità» delle riforme in tema trasporti: gli interporti aspettano da 23 anni le nuove norme di regolamentazione, la legge quadro su soste e parcheggi e' bloccata da 24 anni, il trasporto pubblico locale aspetta da 16 anni e lo sportello unico doganale da appena 10.    Senza investimenti e con tante riforme incompiute, a pagare sono tutti i settori del comparto: il traffico merci su gomma ha subito un contraccolpo durissimo dalla crisi soprattutto per quanto riguarda le rotte a lungo raggio. Gli itinerari internazionali si sono dimezzati negli ultimi tre anni e il trasporto merci su strada si concentra ormai su spostamenti di prossimità: nel 2011 il 55% delle tonnellate movimentate ha percorso una distanza inferiore a 50 km.   Un arretramento che coinvolge anche il trasporto merci ferroviario e quello marittimo. E un paese senza trasporti efficienti non può trovare la strada per uscire dalla crisi.

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